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Italia
Quinto Stato (chiuso)
http://www.quintostato.it/
da Bread and Roses http://www.breadandroses.it/osservatorio/articolo.php?id=513
“Chiude Quinto Stato, si apre un altro blog. La webzine ideata da Carlo Formenti chiude le pubblicazioni, ma il direttore continua il dialogo coi lettori su un nuovo blog…”.
Così avevamo intitolato l’articolo del 12 maggio scorso (2005), riferito alla chiusura di uno dei blog più famosi d’Italia (leggi l’articolo). Per capire meglio la storia di Quinto Stato e la sua evoluzione, abbiamo fatto due chiacchiere con Stefano Porro, uno dei fondatori di Quinto Stato.
Com'è nata l'idea di Quinto Stato e come è cambiata nel tempo?
Quinto Stato è nato una sera, a casa di Carlo Formenti, durante una riunione cui erano presenti, oltre che il sottoscritto, Igino Domanin e Walter Molino, anche i fondatori di B&R e vari responsabili sindacali attivi nel mondo della Net-economy, che vacillava già da un pezzo. L'idea di base era creare un punto di riferimento editoriale che rappresentasse le esigenze dei knowledge workers, che, sulla base di uno stile di vita simile, di un background culturale condiviso e di una condizione economico-lavorativa diffusa, si presentavano ormai come un blocco sociale a se stante. O, perlomeno, diverso da buona parte delle esperienze lavorative che avevamo conosciuto fino a quel momento. Nel corso del tempo, la linea editoriale si è via via allargata verso orizzonti più ampi, come l'analisi dell'evoluzione tecnologica e il suo rapporto con la dimensione antropologica, i mutamenti planetari legati alla proprietà intellettuale, la speculazione filosofica legata ai nuovi media.
Quando vi siete resi conto di essere uno strumento rivolto non solo a un pubblico formato da lavoratori della Grande Rete, ma anche agli operatori dell'informazione?
Personalmente me ne sono reso conto nel momento in cui lanciammo la battaglia in Rete contro il famigerato “decreto Grande Fratello”. Nel giro di pochi giorni, mi ritrovai a Roma, insieme al senatore verde Fiorello Cortiana, a consegnare ai Presidenti di Camera e Senato le decine di migliaia di firme raccolte on-line. Quinto Stato era diventato, in meno di un anno, un punto di riferimento per chi s’interessava di politica di sviluppo tecnologico. Per questo aumentammo ancora di più i nostri sforzi editoriali, unendo l'attivismo politico a notizie, commenti e analisi. In quel periodo, tutti noi avevamo chiara la sensazione che fossero molto più letti gli articoli pubblicati su Quinto Stato rispetto a quelli che scrivevamo, per lavoro, sulle rispettive testate.
Quinto Stato è nato come blog, una formula utilizzata sempre più spesso, a scapito di quella della testata on-line. Eppure, nonostante la forma snella, l'estrema leggibilità del sito e il costante aggiornamento, ha chiuso. Sta seguendo la sua strada anche il Barbiere della Sera, di recente alla ricerca di un editore…credi si tratti della fine di un'epoca?
Per noi il blog, all'inizio, è stato solo uno strumento, un CMS, di pubblicazione agile e veloce. Con l'aggiunta dei commenti. Nel linguaggio, nelle finalità, nella modalità di lavoro, Quinto Stato è stata in tutto e per tutto un webmagazine. Non a caso abbiamo voluto registrare la testata. Eravamo un pool di giornalisti e amici, appassionati dalle nuove tecnologie, che voleva riscoprire la professione in modo diverso, cimentandosi attraverso la Rete. A molti la nostra avventura è piaciuta, molti altri l'hanno criticata. E' giusto cosi'. Non so se si tratti della fine di un'epoca. Senz'altro, strutture complesse come quella di Quinto Stato o come quella del Barbiere richiedono un impegno di tempo e mezzi che necessita delle fonti di finanziamento. Alcuni grandi blogger ci stanno provando, qualcuno c'è riuscito, ma si tratta di una strada davvero impervia da percorrere. Per questo, per non pregiudicare la qualità delle pubblicazioni, abbiamo preferito "sospendere", non chiudere, la testata.
Ritieni definitivamente chiusa quel genere di esperienza o hai nel cassetto un progetto simile? Anche tu un blog?
Attualmente sono molto affascinato dal rapporto tra comunicazione politica e nuove tecnologie. In questi mesi ho avuto la possibilità di sperimentare molto su questo fronte. Intendo proseguire in tale direzione, che mi sta dando notevoli soddisfazioni. Muoio dalla voglia di aprire un blog, ma sinceramente non ne ho il tempo fisico e mentale. Dunque, sarebbe un esercizio inutile. Ogni giorno però, continuo a leggere alcuni dei miei blog preferiti, alcuni dei quali sono diventati delle vere e proprie fonti. 1-06-2005 - di Sveva Stallone
lingua: italiano
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