- Massimo.Canevacci
 saggio, 2003
WEB-ETNO-COM
 http://www.analisiqualitativa.com/magma/0103/articolo_01.htm
Saltando tra stringhe corsivate, allusività sovradeterminate, apologhi epistemici, si cerca di affermare l'esigenza di mix linguistici da trasformarsi internamente secondo logiche post-dualiste e post-identitarie (pluri-logiche). Lo sviluppo di un nuovo modulo della rappresentazione (polifonia dissonante) non ha più la scrittura posizionata in una centralità monologica. La ricerca etnografica applicata al web e alla comunicazione cerca di sperimentare questi nuovi - immateriali - scenari comunicazionali."
1. E' FINITO IL CICLO DELLA SCRITTURA
Affermare questo punto di vista potrebbe spingere (come normalmente
fa) i conservatorismi d'ogni tipo a rimpiangere il bel mondo
che fu quando ancora la scrittura produceva scienza. Al contrario,
si tratta di spostare il punto di vista e affermare che quella
proposizione significa solo che ciò che è finito (si spera
per sempre) è la centralità monologica della scrittura, non
la scrittura in quanto tale. Anzi. La sfida dalla mono-scrittura
al mix-linguistico si fa più appassionante e complicata -
cioè multipla - e non riduttiva. È abitudine d'ogni forma
riduzionista del pensiero che - se si mette in discussione
una determinata epistemologia - è la scienza in quanto tale
a crollare. Non quella scienza. Quella loro scienza
produttrice di dominio. E quindi non quella scrittura.
Contro l'egemonia della sola scrittura, il web può favorire
l'uso multi-linquistico, multi-sequenziale, pluri-logico e
trans-iconico della rappresentazione. Questo è un ambito di
ricerca e sperimentazione, ma anche di conflitto: un ambito
che ha come premio la dissoluzione della logica identitaria
così come l'Occidente l'ha legittimata dalla politica all'accademia.
Sperimentazione contro ogni principio universalistico. Conflitto
contro ogni risorgente dualismo.
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 saggio, 2001
Culture extreme
 http://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=794
Intervista dalla trasmissione televisiva Il Grillo (25/4/2001) Rai Educational
STUDENTE: Benvenuti al liceo "Umberto I" di Napoli. Oggi parleremo di culture metropolitane. Con noi c'è l'antropologo Massimo Canevacci, che ringraziamo di essere qui.
Prima di iniziare la discussione guardiamo la scheda filmata.
Il termine cultura evoca nella nostra tradizione una ben codificata produzione artistica e letteraria, da secoli studiata, analizzata e sistematizzata. Parlando di culture della metropoli, si allude invece ai comportamenti, alle pratiche, ai linguaggi sempre mutanti delle nuove generazioni, fenomeni che sfuggono alle classificazioni tradizionali, ma che pulsano, nella vita delle metropoli, attraverso i canali più disparati: gli scenari urbani, nuove tecnologie, abbigliamenti, codici linguistici, ritmi. Non si tratta di dottrine scritte, statiche e univoche, ma di forme di vita, che trovano di volta in volta un diverso campo di applicazione: Internet, il video, la musica,
il corpo, che in particolare rappresenta un laboratorio di sperimentazione espressiva privilegiato. Pratiche che spesso scandalizzano e che possono essere giudicate come mode giovanili, derive mediatiche o forme di omologazione, solo da chi non comprende che spesso si tratta di rielaborazioni di quei medesimi codici che si vogliono rifiutare. Questo rende più difficile il tentativo di comprensione. Se dobbiamo rinunciare alle abituali categorie interpretative, come decifrare i linguaggi metropolitani del nuovo millennio?
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