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La via delle spezie tra Oriente e Occidente
Strade commerciali dell'Impero Romano

 

 

Pochi mesi dopo la grande crisi, ebbi la gioia di veder formarsi nuovamente la fila delle carovane in riva all'Oronte; le oasi si ripopolavano di mercanti che commentavano le notizie alla luce dei bivacchi, e che ogni mattina , insieme alle loro merci , starei per dire caricavano, per trasportarle in paesi sconosciuti, parole, pensieri, costumi intimamente nostri, che a poco a poco avrebbero dilagato nel mondo in modo più sicuro che non le legioni in marcia. La circolazione dell'oro , il passaggio delle idee, sottile come quello del sangue nelle arterie, riprendeva nel grande corpo del mondo: ricominciava a battere il polso della terra

 

(Yourcenar M., Memorie di Adriano, Einaudi, 1981: 94)

 

spezie


Cannella, zenzero, pepe nero e bianco. Queste e molte altre spezie provenienti dal lontano Oriente vennero considerate merci preziose ed il loro possesso sinonimo di lusso e ricchezza, almeno fino alle soglie dell'età contemporanea, quando tecniche e gusti ne ridimensionarono il valore.


Non a caso il termine stesso "spezie" deriva dal latino species, ad indicare le merci "speciali", rispetto a quelle ordinarie che accompagnavano i carichi degli antichi mercanti di terra e di mare.
L'importanza delle spezie nel mondo antico si lega ai molteplici settori della vita quotidiana in cui venivano impiegate: la farmacopea, gli uffici religiosi, condimenti per cibi e le bevande, ma utilizzate anche per la conservazione di questi utlimi. Il loro valore economico derivava certamente anche dallo loro relativa rarità, proveniendo da luoghi lontani e avvolti nella leggenda.

 

Gli scrittori classici le distinguevano in quattro categorie principali:
1) gli aromata: i profumi propriamente detti;
2) i thumiamata: principalmente l'incenso;
3) i condimenta: le sostanze preservanti, per esempio quelle per imbalsamare e i condimenti del cibo e del vino;
4) i theriaca: le sostanze per produrre gli antidoti dei veleni.

Malgrado le distanze il commercio delle spezie testimonia di uno scambio culturale tra Oriente e Occidente, che si intensifica con l'impero di Augusto nel primo secolo dopo Cristo, con l'apertura di un collegamento diretto con l'India.


Proprio attraverso l'influenza dell''impero romano vennero introdotte nell'economia europea due importanti innovazioni : in primo luogo le modalità di utilizzo delle spezie stesse, del pepe in particolare per condire i cibi, e in secondo luogo la già ricordata inaugurazione di una via commeriale diretta per l'India meridionale, con l'intento primario di utilizzarla proprio per l'acquisto del pepe. L'uso delle spezie divenne simbolo del lusso e del ben vivere romano, e come tale ricercato e ambito dai popoli barbarici che premevano ai confini dell'impero. Goti, Alani e Unni attraverso il commercio e il servizio prestato nell'esercito romano, vennero a conoscenza del lusso che regnava nella metropoli, prima a Roma e poi a Costantinopoli.


Ne è un esempio la singolare richiesta del goto Alarico che nel prezzo del riscatto di Roma, conquistata nel 410, fossero compresi oltre ad oro, argento, seta e tinte in scarlatto anche tremila libbre di pepe. Questo evento ci testimonia non soltanto la grande quantità di questi prodotti orientali accumulati nella capitale, ma anche l'apprezzamento del loro impiego da parte dei barbari.


Le influenze che giunsero prima da Roma e più tardi da Costantinopoli nelle provincie occidentali, fecero conoscere le spezie e ne avviarono l'uso e la diffusione anche nell'epoca medievale e moderna.Il commercio delle spezie divenne infatti una dei settori di attività prinvcipali della Repubblica di Venezia.

 

 

Il De re coquinaria di Apicio

Al tempo di Augusto, le ricette del cuoco epicureo Apicio, nato nel primo secolo, rappresentano il simbolo di un nuovo modo di utilizzo delle spezie: I dieci libri del suo De re coquinaria divennero il modello gastronomico delle classi elevate romane e con qualche variazione negli ingredienti anche dei ceti più modesti. Dei circa sessanta condimenti impiegati da Apicio almeno dieci crescevano fuori dall'impero e cinquanta all'interno.
I cibi ed i vini ricordati nelle ricette di Apicio, che sono in tutto 478, erano di una grande varietà e la maggior parte richiedeva un condimento di spezie.

 

Tra i vini figuravano il "vino con spezie a sorpresa" (conditum paradoxum), e un vermout romano (apsinthium romanum). In più vi erano piatti esotici come lo struzzo bollito con spezie, la gru, il pappagallo, il fenicottero ed un ricco ragù alla Bàiae, che era fatto di ostiche triturate, mitili, ricci di mare, pinoli tritati ed abbrustoliti, ruta sedano, pepe, coriandolo, comino, vino cotto dolce (passum), aceto di pesce (liquamen), datteri di gerico ed olio d'oliva.


Le spezie estere impiegate da Apicio erano il pepe, lo zenzero, il putchuck o costum, il folium (forse la fogliadi nardo), il malabathrum (olio di foglie di cinnamono), lo spiginardo, l'assafetida, i semi di sesamo e la curcumina.
Di alcune spezie estere impiegate da Apcio diamo sommariamente i luoghi di coltivazione e provenienza.


Dall'India provenivano il pepe, il Putchuck, lo spigonardo e il sesamo; dalla Cina lo zenzero e dall'Arabia l'assafetida , mentre sia dalla Cina e che dalle regioni indiane potevano provenire ile foglie di Cinnamono e la Curcumina, poichè entrambe le zone erano produttici di quese spezie.


Il Pepe
La parla deriva dal sanscrito pippali che significa "bacca "da , da cui prese il nome
Il pepe era la merce più importante negli scambi commerciali tra l'impero romano e l'India, ve ne e eano due varietà principali il pepe nero e il pepe lungo. Il pepe lungo è originario delle zone più calde dell'India settentrionale, che vanno dal Nepal al Bengala, e delle colline dell'India meridionale . Il pepe nero cresceva nello stato selvatico nelle foreste di Travancore e del Malabar. Una terza varietà è il pepe bianco il pepe bianco è costituito dal seme maturo del pepe nero, spogliato della buccia esternon e fatto seccare al sole.


Il Putchuck (costum) o nome scientifico Sussurrea Lappa è un erba perenne che cresce sule pendici del monte Kashmir a 2500 metri di altezza; si trova anche sul Chenab e a Jhelum nel Punjab.
Il phutchiuk rappresenta un esempio dell'unità economica del mondo antico e della posizione avuta dall'India come fonte di una merc che veniva esportata tanto in cina come nel mediterraneo. Quest'erba ci dimostra gli amichevoli rapporti commerciali esistenti tra l'India settentrionale e l'area mediterranea da Teofrasto in poi (III sec. a. C.).


Plinio nella sua Historia Naturalis lo ricorda così insieme allo spigonardo un altra elle erbe di Apicio:


"Fra le spezie indiane più pregiate ve ne è una conosciuta pe la sua radice e un'altra per le sue foglie: sono il costum e lo spigonardo. LA radice unisce un gusto bruciante ad una fragranza squisita. La si trova a Pattala sul delata dell'Indo in due diversi tipi, scura e chiara, che è migliore".
Il sesamo vniva esportato dall'India settentrionale a Moscha nell'Hadramut e ai porti della somalia ddove vniva riesportato in Egitto e Arabia. Apicio in una sua ricetta per il fenicottero arrosto consigliava i semi di sesamo alla griglia, sesamum frictum, con pepe macinato e altri condimenti
Lo zebnzero proveniva dalla Cina , ma veniva anche coltivato a Giava e in alcune zone dell'India , lo zenzero è stata una fra le spezie più importanti dell'antichità ai nostri giorni e di uso unversale, Si raconta che il saggio Confucio (551 - 479 a.c.) non mangiava mai senza il suo zenzero. Anche la curcumina, pianta erbacea della famiglia dello zenzero , sembra provenisse dall'India. Lo studio del commercio antico ci mostra come una lunga via di mare, quella cinese della seta, che circumnavigava l'Arabia, e del Cinnamono, che tagliava dritta per l'Oceano Indiano meridionale, venisse preferita sovente a quella che passava per un emporiointermedio e le spese di trasbordo venivano a gravare pesantemente sul costo.
Il Cinnamono, l'odierana cannela ci fa conoscere una delle vie commerciali più incredibili del mondo antico.


Diceva Erodoto che il cinnamono proveniva dal liogo di nascita di Dioniso. Questo luogo era l'India , ma poteva comprendere anche regioni più lontane. Esso infatti proveniva dall'arcipelago indonesiano, e trasportato nel MAdasgar veniva avviato ai porti della Somalia e di Alessandria e di lì diffuso in Occidente.


Il contributo dato da Plinio aslla risoluzione del priblenma delle fonti del cinnamono ha segnato un progresso sul piano della conoscenza della navigazione antica che legò l'Indonesia all'Africa Orientale. In un passo egli desfrive , per la prima volta nela letteratura classica, il funzionamento delle canoee oceaniche a bilanviere, che portavano i marinai indonesiani in Iccidente fino al MAdascar e all'adiacente costa africana.
Due erano le forme della canoa a bilanciere : la semplice e la doppia .
Questi mercanti in cambio riportavanoarticoli di vetro e di bronzo, stoffe, spille e braccialetti e collane.


Anche in tempi più antichi di quelli romani è attestata l'esistenza della via del Madagasar confermta da termini sanscriti del malgascio, dovuti all'antico commercio tra l'India oriwentale e la Malesia. Inoltre la presenza indonesiane nel Madagascar è testimoniata da molteplici influenze culturali, linguistiche e tcniche. . Il malgascio lingua d'una popolazione di quattro milioni di abitantiè in gran parte indonesiano. Tra le influenzetecniche sono compresi gli strumenti musicali, per esmpio lo xilofono e il tipo di lira indiana, a cassa armonica, detto in sanscrito vina e noto sia a Giava che nel Madagascar.


Ma tutto il mondo antico era attraversato da vie commerciali che si estendevano dalla Cina all'Atalantico e facevano capo rispettivamente all'impero cinese e a quello romano. Le strade dsi sudividevano in sezioni distinte, costituite dalle arre intermedie produttrici delle spezie e dei centri di raccolta. Ne sono u esmpio l'India e l'Arabia meridionale: tutte e due queste regioni erano tra i principali produttori e nello steso tempo, grazie alla loro favorevole posizioni geografica offrivano i punti di incontro e di smistamento per le diverse vie , a seconda che si trattasse di andare ai luoghi di rifornimento o di destinazioni delle merci. Prima della conquista islamica lo scambio avveniva per lo più per via indiretta.


Le strade che conducevano dal Mediterraneo alla Cina, dall'Asia sudorientle, dall'India e dall'Asia occidentale si sudidividevano in tre fasci : il primo, dalle vie settentrionali che attraverso il Mar Nero raggiungevano Bisanzio e l'Asia mnore; il secondo , delle vie centrali che si dirigevano a Petra e alla città della Siria, seguendo o attraversando nel loro tragitto il corso dell'Eufrate; e il terzo , delle ie meridionali, che si avvicinavano all'Egitto per la via dell'Incenso al Mar rosso e al Nilo.Queste strade si sovrapponevano, sicché, per esempio, un mercante venuto dalla via della Seta poteva dirigersi a Nord e passando per Tarso giungere ad Efeso o a Smirne; le spezie giunte per il Mar Rosso potevano da Petra passare in Siria o pagare dazi di importazione a Gaza in Giudea. In senso lato queste vie facevano capo in Occidente a Bisanzio, Antiochia, Petra, Alessandria, in Oriente a Cattigara e a Loyang.


Delle vie commerciali alcune erano sul mare, altre avevano un percorso misto, altre ancora esclusivamente per terra, lungo il corso dei fiumi e le oasi. Requisito esenzale per le vie di terra era di potervi trovare acqua. I monsoni fornvano la forza di propulsione dei traffici sulle lunghe distanzer marine; i mezzi di trasportoi per via di terra erano costituiti principalmente dal cammello della Bactriana, dal dromedario arabo con ua sola gobba, Camelus dromedarius), dal Yak, dal cavallo, dal mulo, dall'elefante, dall'asinoe anche da uomini portatori.


Il carattere stagionale de monsoni , che soffiavano su una stessa rotta invertendo la direzione ogni sei mesi, era ideale per il trafico commerciale; una volta esauritasi la prima furia la forza del vento diveniv costante, nulla era altrettanto propizio per il marinaio che doveva attraversare lunghi tratti di mare sotto la sua spinta.


Tutte le regioni dell'Asia e dell'Africa erano tocate, in grado maggiore o minore, dalle piogge monsoniche, e tutte, sotto l'influsoo del commercio, formarono un' unità intedipendente.

 

Da un passo dell' opera della cosidetta età dell'oro della letteratura Tamil, The Lay of the Anklet, che descrive la celebrazione della festa di Indra a Puhar, un emporio sulla costa occidentale dell'India, una testimonoanza dellle relazioni amichevoli e della prospettiva cosmopolita che creava il commercio antico:

 

"Il sole splendeva sulle terrazze aperte, su magazzini vicini ai porti, sulle torrette dalle finestre munite di grate, simili a occhi di cervo. In diversi punti di Puha lo sguardo si arrstava incantato sulle dimore degli Yavana, la cui prosperità nonera mai in declino. Al porto si potevano vedere marinai provenienti da terre lontane, che però davano in tutto l'impressione di vivere in una sola comunità. Nelle vie della città circolavano venditori ambulanti di belletti, di polveri da bagno, di creme rinfrescanti, di fiori di incenso, di aromi fragranti. Si potevano vedere tessitori fare affari con stoffe compostedi seta, pelliccia e cotone. Strade intere traboccavano di sete, coralli, sandalo e mirra, oltre alla ricchezza di ornamenti rari, di perle perfette, di gemme oro dal valore incalcolabile"

Vincenzo Bitti

 

(da Miller Innes, J, Roma e la via delle spezie, Einuaudi, 1974)

 

 

Pubblicato in Altri Orizzonti a cura di Pompeo F., 1998, Il Mondo 3 Edizioni, Roma

 

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