La rete riflette su se stessa
Breve introduzione allo studio della
cibercultura
di
Vincenzo Bitti
La CMC (Computer Mediated
Communications), la comunicazione tramite computer, sta assumendo
i contorni di un nuovo oggetto di ricerca per le scienze sociali.
Posta elettronica, newsgroup, mailing list, programmi chat
solo testo e/o multimediali, Mud, Moo, insomma ,tutte le diverse
modalità di comunicazione sincronica e asincronica che l'accoppiata
computer e Internet mettono a disposizione, hanno creato nuove
forme di interazione, inediti spazi di socializzazione che
non richiedono la presenza fisica degli interlocutori.
Poiche' la dove c'e' comunicazione c'e' cultura; antropologi
e sociologi si stanno dando da fare per cercare di comprendere
cosa e come tutto cio' sta accadendo negli ambienti
virtuali delle reti telematiche.
Nascono qua e là, ma
specialmente negli Stati Uniti, soprattutto per l' interesse
di giovani studiosi, gruppi di ricerca , riviste, centri di
coordinamento con varie denominazioni, per lo più emanazioni
di dipartimenti di sociologia, antropologia, mass media
e cultural studies . I termini ricorrenti sono quelli di :
cyberculture, internet culture, cyborg, virtual communities.
I siti web relativi propongono bibliografie
on line, raccolte di saggi, collezioni di programmi universitari
, interviste a studiosi del settore, dichiarazioni programmatiche,
tentativi di avviare progetti di ricerca strutturati
. Alcuni propongono anche indagini etnografiche,
pezzi di vita vissuta nella rete passati al vaglio della
lente delle scienze sociali .
Così l'etnografia,
ancella empirica dell'antropologia, per definizione
osservazione e analisi in loco di popoli esotici e lontani,
avvolta dall'alone romantico dell'antropologo viaggiatore,
viene ora condotta in rete rimanendo seduti alla propia scrivania.
Unico mezzo necessario un computer, anche il vecchio taccuino
sembra inutile in uno spazio in cui cui testo e contesto coincidono.
Basta registrare quanto sta accadendo nel monitor. Qualche
esempio: su Cybersoc Sociological and Ethnographic
Study of Cyberspace troviamo alcuni resoconti etnografici
condotti dall' asprirante Phd dell'università di Liverpool
Robert Hamman; da segnalare alcuni stralci della sua
MA Dissertation Cyborgasms
Cybersex Amongst Multiple-Selves and Cyborgs in the
Narrow-Bandwidth Space of America Online Chat Rooms sulla
pratica del sesso on-line su alcuni canali delle chats di
AOL, con tanto di trascrizioni integrali. Anche i lavori
su IRC e i MUD di Elizabhet Reid, dottoranda
all'Univesità di Melbourne, si accostano al tema della
socialità in rete con un approccio empirico e
descrittivo.
Ma c'e' anche chi
tenta una definizione esaustiva di questo fluido oggetto di
ricerca che e' la cultura e la socialità in rete.
Una proposta viene da David Silver, studente di Phd
, direttore e ideatore del Resource Centre for Cyberculture
Studies nel Dipartimento di Amercan Studies dell'Università
del Maryland . Secondo Silver la cybecultura: " e' una
collezione di culture e prodotti culturali che esistono e/o
devono la loro esistenza ad Internet, insieme alle storie
che si raccontano riguardo queste culture e prodotti culturali".
Ma al di là delle
etichette, create spesso per filiazione dei dipartimenti
di provenienza giustapponendo il prefisso Cyber alla
disciplina madre (di qui i vari Cybersociology, Cyberanthropology
ecc..), per capire le linee su cui si sta muovendo la
riflessione sulla socialità della rete occorre fare alcune
premesse riguardo l'origine e lo sfondo teorico di
questo campo di studi. Anche la focalizzazione sul fenomeno
Internet , come traspare dalla definizione di Silver,
rischia di offuscare lo scenario piu ampio in cui si
sta svolgendo il discorso sociologico sulle nuove tecnologie
Per quanto riguarda l'origine.
occorre chiarire che la CMC e' uno dei rivoli di un discorso
piu' ampio che ha origine dall'analisi del rapporto uomo e
alta tecnolgia, e in particolare dalla riflessione avviata
nella seconda metà degli anni 70, con la comparsa e l'introduzione
massiccia del personal computer nella vita quotidiana . Il
rapporto Sé - computer e' infatti il tema portante dei primi
pioneristici lavori di Sherry Turkle, la Margaret Mead della
cyber cultura. Docente di sociologia al Mit., la Turkle nel
suo libro del 1984 The second Self: Computer and Human
Spirit esaminava le modalità con cui gli esseri umani
e in particolare i bambini , interagiscono con il computer,
una macchina duttile e flessibile che arriva ad assumere la
funzione di specchio del sé.
Un altro esito della
riflessione sul rapporto uomo macchina è la teoria del
cyborg. Steve
Mizrach, un altro neo-laureato dell'università della Florida
realizzatore di uno dei primi siti dedicati ed espicitamente
intitolati alla cyberantropology, definisce uno degli scopi
di quest'ultima quello di esaminare la ricostruzione
tecnologica dell'essere umano. Mizrach si riferisce qui alle
teorie di Donna Harawy, la quale sostiene che la tendenza
naturale degli esseri umani e' quella di ricostruirsi attraverso
la tecnologica per distinguersi dalle altre forme biologiche
del pianeta . Un progetto che parte dalle prime forme
di manipolazione del corpo umano e continua oggi con
l'utilizzo di protesi tecnologiche e lo sviluppo dell'ingegneria
genetica. Il desiderio di migliorare cio' che ha determinato
la natura, secondo la Haraway, è alle origini stesse
della cultura umana. Mizrach poi, forzando la mano,
sostiene che la cyberantropologia prepara l'etnografo
ad avere a che fare con categorie piu' ampie di esseri
umani, che presto comprenderanno androidi e intelligenze artificiali,
il giorno però, che avranno superato il Test di Touring.
L'altro aspetto
da tener presente e' che la rivoluzione digitale, o,
per dirla con Mark Poster (The second media Age, Blackwell
1995) , la seconda rivoluzione mediatica, ha coinciso
con un clima generale di disorientamento delle scienze
sociali. All'idea di un soggetto razionalmente orientato,
si e' andata sostituendo una visione molteplice, complessa,
decentrata dell'agente sociale che ha messo
crisi le strategie di rappresentazione classiche delle
scienze sociali . Elizhabet Reid pone tra le
cause di questo disorientamento anche l'esigenza di
affrontare l'analisi della comunicazione sincronica
via computer: "le forme di interazione viste su Irc problematizzano
e necessitano la ricostruzione di alcuni metodi di analisi
che sono stati applicati alle cmc. Irc e le cmc in generale
- offrono una sfida alle discipline come la linguistica, la
sociologia e la storia che richiedono una ricostruzione dei
loro discorsi" (Electropolis: Communication
and Community on Internet Relay Chat ,1991)
Atteggiamenti ricadono
sotto il grande ombrello della postmodernità,
che negli ambienti academici statunitensi vedono l'accoglimento
delle teorie decostruzioniste europee: Focault, Lacan,
per citare solo alcuni nomi che ricorrono spesso nella letteratura
sociologica cyber . E' interessante notare che la filosofia
che fa da sfondo all'attuale rivoluzione digitale e' profondamente
scettica rispetto all' idea di progresso. All'ottimismo illuministico
sembra essersi sostituito un cauto pragmatismo, una
cultura del sospetto verso la tecnologia. L'immaginario dei
romanzi di Gibson e della letteratura cyberpunk in genere,
popolato di agglomerati urbane decadenti
e esseri umani alienati da protesi tecnologiche,
e' la sintesi piu' efficace di questo sentimento vagamente
pessimista. Notiamo di passaggio che non mancano
anche gli sguardi positivi. Un nome per tutti è quello del
sociologo francese Piere Lévy secondo il quale, le nuove tecnologie
di comunicazione permettono di ottimizzare le intelligenze
umane e continuare la realizzazione del progetto di
emancipazione dell'illuminismo, anche se con un
po' di accortezza: "Sì, in un certo senso io perseguo,
tento di perseguire, credo che si possa perseguire oggi il
progetto di emancipazione dellIlluminismo. Perfetto,
ma evidentemente senza lingenuità degli illuministi
di credere che il progresso sia garantito dallevoluzione
scientifica e tecnica. Oggi si sa che la soluzione di questo
problema non è garantita e che dipende dalla volontà politica,
dipende dagli operatori culturali fare in modo che le possibilità
aperte dalla tecnica siano sfruttate in un senso socialmente
positivo. Ma non è affatto scontato. (intervista a Pierre
Lévy sul sito di Mediamente).
Malgrado le ottimistiche
prese di posizionedi Lévy, il nesso comunicazione in
rete - postmoderno rimane uno dei lei motiv piu' ricorrenti
nella letteratura sulle Cmc. La Reid conclude affermando che
: "Intenet Relay Chat, decostruendo i confini sociali
e attraverso le modalità con cui i suoi utenti creano
le loro comunità è un fenomeno postmoderno". Anche la
Turkle sottolinea il medesimo punto : "Internet e' divenuta
un laboratorio sociale significativo per sperimentare l'esperienza
della costruzione e della ricostruzione del sé, che caratterizza
la vita postmoderna. Ci modelliamo e ci ricreiamo all'interno
della realtà virtuale. Che tipo di personaggi (personae) diventiamo?
Quale rapporto hanno con la persona completa come l'abbiamo
pensata tradizionalmente? Vengono percepiti come un espansione
del sé o piuttosto come una separazione da questo? I nostri
sé reali imparano veramente dai personaggi virtuali? queste
personae virtuali sono frammenti di una personalità coerente
della vita reale? Come comunicano tra di loro? Perchè facciamo
queste esperienze? Si tratta di un gioco superficiale o di
una gran perdita di tempo? Sono espressione di un'identità
in crisi che tradizionalmente si associa all'adolescienza?
Oppure stiamo osservando il lento emergere di un nuovo e poliedrico
modo di intendere la mente?" (Turkle S., La vita
sullo schermo : 267, 1997 , Apogeo). Una serie di domande
quelle della Turkle a cui e' difficile rispondere in senso
positivo o negativo, prevale uno stare a guardare, un approccio
etnografico di sospensione del giudizio.
Qualche giudizio e' possibile comunque darlo,
sempre la Turkle afferma che: "le esperienze in
Internet ci aiutano a sviluppare modelli di benessere psicologico
significativamente postmoderni: essi riconoscono la flessibilità
e la molteplicità; riconoscono la natura costruita della realtà,
del sé e dell'altro" (cit. :396). Un'estremizzazione
di questi temi "postmoderni" della molteplicità
e della fluidità dell'identità, li ritroviamo nei lavori
di un'altra star della scena cyber: Sandy Alluquere
Rosanne Stone, Assistant professor nel dipartimento di
Radio-TV-Film e fondatrice dell ACT
(Advanced Communication Technologies Laboratory)
dell'università del Texas di Austin. I suoi interessi
spaziano dalla vita sociale nel cyberspazio,
al desiderio, alle questioni di genere e transessualismo
in relazione alle protesi comunicative. Ricordiamo il
suo manifesto transgender disponibile in rete: The
Empire Strikes Back: a Postranssexual Manifesto del 1988
Se per la Stone, la comunicazione
e le protesi della comunicazione possono addirittura
libererci dalle limitazioni del genere sessuale imposte socialmente,
un'altra frangia della cybercultura ci parla di altri tipi
di liberazioni. La natura decentrata, priva di controllo,
e ambigua della rete ne ha fatto un terreno di nascita di
controculture di vario genere: hackers, taz, cyberdelia. La
controcultura anni '60 sembra rinascere all'ombra
dell'alta tecnologia. Un'aspetto questo non trascurabile della
cultura cyber che possiamo definire, con Andrew
Ross, del tecnologismo radicale, il quale
: " si basa su una conoscenza più pragmatica che utopistica
e, accettando la tecnologia avanzata, rigetta la tecnofobia
profondamente radicata nella tradizione del pessimismo culturale
di sisnistra. Essa descrive le pratiche tecnologiche che sono
in opposizione o alternative, e che hano lo scopo di sconfiggere
il complesso esercito-industria-media sul proprio terreno,
o per dirla con una frase ormai entrata nel repertorio classico
del cyberpunk: usa la tecnologia prima che sia usata su di
te. Queste pratiche variano dal sabotaggio civbernetico a
basso livello nei posti di lavoro alla costituzion di istituzioni
di comunicazione alternative che si approprino o utilizzino
la tecnologia avanzata per fini democratici radicali; (A.
Ross, La Nuova Intelligenza : 343 in Tecnocultura
a cura di G, Bender e T. Druckery, 1996).
Concludiamo qui questo
breve panorama che ha il solo scopo di dare un idea, pur sommaria,
delle tendenze generali in cui si sta muovendo la ricerca
sociale della rete. Temi che richiedono ben altri tipi di
approfondimenti che ci proponiamo di continuare, attraverso
recensioni e segnalazioni di quanto si va elaborando sulla
rete e per la rete che riflesse su stessa.
Seeker1's CyberAnthropology Page
Uno dei primi siti dedicati alla cyberanthropology
e' curato da Steve Mizrach e ospitato dall'Università della
Florida. Contiene diversi saggi dello stesso Mizrach
sulla definizioni e le prospetive di questo nuovo campo di
studi. Da segnalare link vocali con le voci di McLuhan e McKennae
una bibliografia commentata sull'argomento.
Cyberspace
Culture and Society
Il sito dellla biblioteca Albin O.Kuhn presso l'università
del Maryland propone un esaustiva raccolta di programmi universitari,
e bibliografie sul tema generale della tecnologia come processo
culturale
Center
for the Study of Online Communities
Il centro per lo studio delle comunità on line presso la
UCLA (University of California Los Angeles) cerca di presentare
e sostenere gli studi che si rivolgono alle modalità
con cui i computer e le reti di computer modificano le modalità
di formazione di gruppi, organizzazioni e istituzioni
e come queste aggregazioni sociali sono capaci di soddisfare
gli interessi collettivi dei loro membri.
Resource
Center for Cyberculture Studies
Il Resource Center for Cyberculture Studies (University
of Maryland) è un organizzazione non-profit il cui proposito
è quello di ricercare, studiare e insegnare i diversi dinamici
elementi della cybercultura. Multidisciplinare per natura
cerca di mettere in contatto diverse discipline che
si occupano di queste tematiche. Da segnalare la bibliografia
commentata e una serie di interviste a esperti del settore.
Cybersoc:
Resources for the Cyber-Sociologist
Diretto e realizzato da Robin Hamman Phd del dipartimento
di Comunication Studies dell'Università di Liverpool, Cybersoc
è un ottima risorsa per iniziare a studiare gli aspetti sociali
delle cyber comunità. Qui e' possibile trovare le etnografie
di Hamman su Aol, e un' interessante pagina, in collaborazione
con Amazon, sulle novità editoriali pubblicate sull'argomento.
Act
Lab
The Advanced Communication Technologies Laboratory. è stato
fondato da r Allucquere Rosanne (Sandy) Stone in 1992, dal
finanziamento e l'appoggio del dipartimento di Radio-TV-Film
dell' University of Texas, Austin. Si occupa di
ricerche eclettiche ai confini dove la tenologia, l'arte e
la cultura si incontrano.
Sherry
Turkle
Sociologa al MIT, autrice di "Life on the Screen: Identity
in the age of Internet", e' considerata la prima antropologa
del cyberspazio. Questa è la sua pagina personale.
Allucquere
Rosanne Stone
Ricercatice e scrittrice su tutti gli ambiti del cyberspazio,
cyborgs, transgender, dirige l'ACT dell'università del Texas.
La sua pagina contiene diversi saggi e una fantasiosa
presentazione delle sue attività di ricerca.
Elizhabeth
Reid
Una delle prime etnografe di IRC, è dottoranda
all'Università di Melbourne e a proposito.... cerca
lavoro!
Questo articolo e' pubblicato anche
su
Apogeonline (http://www.apogeonline.com/riflessi/art_34.html)
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